la moglie dell’aviatore

Oggi mi trovo davanti A. una donna di una ottantina di anni, dolorante, con le piaghe aperte sulle gambe strette in una medicazione.
L’accompagno al lettino dove mi dice di non aver mai ricevuto il nostro trattamento, so che non è così, nemmeno mi ha riconosciuta, eppure io so che lei è stata sposata con un aviatore. Provo a suggerirgli il ricordo. Lei conferma con la solita affermazione ” aviatore di guerra mica quelli che portano a spasso la gente”..è sì, lo so, è dal mese di Maggio che me lo ripete. Sorrido e faccio sì con la testa.
E’ pelle e ossa e tutta curva, le manca un seno per una mastectomia, le ossa sembrano quelle di un polletto, messa lì su un fianco è un sacchettino vuoto.
Non premo quasi, appoggio le mani e ascolto il respiro, da prima affannato poi sempre più calmo e regolare, Sembra mi assopisca come A. tanto che la collega mi tocca una spalla per chiedermi una cosa. A volte mi succede, è come se entrassi nel ritmo stesso di uke, lento e profondo, un ritmo che non è quello che sta in superficie, non è il respiro fisiologico è qualcosa che sta sotto le ossa, sta tra le carni in un luogo che non so esattamente collocare ma che so riconoscere quando ci entro.
Non sento la musica, non sento le parole delle colleghe, non sento i pensieri, non so riordare cosa mi abbia attraversata; eppure mi porta torpore e silenzio dentro…..

Alla fine del trattamento invito A. ad alzarsi, lei si risveglia e mi chiede se la devo medicare, le dico che no abbiamo finito e mentre la ricompongo e le metto i suoi orecchini lei mi dice che non l’aveva mai fatto questo trattamento, poi piano come una antica tartaruga si muove con il suo carrellino verso il corridoio in cerca della sua pista di atterraggio.

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