alta marea

Alex senti la bocca farsi calda, il petto duro, le mani tremanti che spezzavano il pane senza portarlo alla bocca.

Stava piangendo.

Il dolore era tanto e fisico, le cresceva dalle ossa come fosse un ramo e spingeva la carne nella carne, scoppiava come un fuoco tra la pelle, le chiudeva la gola, le sfondava il respiro.

Avrebbe voluto -non piangere-, avrebbe voluto essere forte come quando aveva 12 anni ed entrava e usciva dagli ospedali senza lamentarsi mai. Lei non sopportava le lacrime, Lei era impassibile, fiera, matura, almeno così credeva Alex.

Cosa le era accaduto? Dove aveva lasciato il coraggio di cui tanto era stata fornita da ragazzina? Ora si sentiva così piccola e fragile, con la nuca sempre scoperta dai capelli corti corti. Si sentiva eternamente in difetto di fronte alla forza di Lei, ai suoi occhi del colore dei leoni, brillanti e furbi dall’età di 5 anni.

Ora le parole asciutte velate di una rabbia repressa la pigliavano a schiaffi.

Pensava non fosse giusto, da qualche parte lo credeva con tutta se stessa, ma il senso di colpa per “ciò che non sarebbe mai stata” la soffocò. Così restò zitta come una Giovanna d’arco consumata in tre atti.

Il resto della giornata passò, apatico, vuoto.

Conosceva bene quella sensazione di stanchezza che le prendeva il petto e le spalle; conosceva quel senso di non voglia, la bocca amara, l’orologio che scivola un minuto dopo l’altro con la testa che promette e il corpo che resta fermo e muto, senza voglia, nemmeno di volere.

Conosceva bene le “felpe della domenica”, quelle dove nascondersi e sentirsi comodi, quelle con le macchie che non vengono più via ma non ha importanza perché tanto non ci si deve preparare per nessuno, non si piace a nessuno, si è solo stanchi, brutti e inutili.

Alex sentì che di nuovo cadeva, dentro quel senso di inadeguato e di immobilità che l’aveva accompagnata per tanto e troppo tempo, lo sentì così vero e fisico che si agitò improvvisamente.

Si alzò, cercò le sigarette nella tasca della giacca e trovò il cellulare: aveva ricevuto un messaggio, lo lesse e senza cambiare espressione prese la giacca e uscì di casa. Era iniziato un silenzio .

(tratto da : L’albero delle giuggiole. )

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