Contatto

Nel trattamento Shiatsu si parla di “prendere contatto con uke” significa appoggiare il proprio palmo in una zona, sia essa l’addome o la curva lombare e restare lì un poco ad ascoltarne

equilibrio-al-tramonto-a29697204il respiro. Si resta in attesa e si può immaginare, palle di luce flussi di energia, tubi catodici e shinning oppure si può stare lì e aspettare l’inizio che in realtà è già accaduto.
Io faccio dei respiri profondi, cercando di capire se uke si rilassa un pò e smette di “aspettarsi” qualcosa. Poi immagino di appoggiarmi su due grandi pietre, il sacro e le scapole, che stanno su un torrente: le pietre sono forti e spesse ma si sente comunque scorrere sotto la potenza e l’energia del torrente.
Così, semplicemente, prendo contatto, con tatto, delicatamente ma presente, in ascolto.

Tratto un corpo senza corpo. Senza muscoli e carne, con la pelle vuota che pende. Tratto un corpo con ossa sporgenti, le cui ginocchia riesco a cingere con dita incrociate. Tratto un corpo che non ha più aderenza alla terra, si imbarca per la sua magrezza.
Io tratto, così mi è stato insegnato, tratto senza domande alla ricerca di risposte. Tratto un corpo che come gli altri mi parla, ma che il dolore per sè fa si che la voce resti spezzata, lieve e sottile.
Tratto e resto in attesa che qualcosa anche se lieve, cambi, muti nel muto di quel sonno antico nel quale uke cade e resta per il tempo del trattamento.
Mi avvicino respirando piano, mi avvicino senza avere coscienza e conoscienza della storia di questo corpo, leggo la storia sulla schiena, lungo una colonna che spinge la pelle per uscire.
Mi avvicino con-tatto, e resto lì per tutto quel tempo e quei respiri, resto lì fra quelle ossicina, resto lì e faccio il mio lavoro.

Adesso fa notte – fa preghiera.
Apre le serrature del silenzio
fa apparire la mappa siderale
e ci inginocchia per quello spazio
immenso
fra qui e l’orlo
del cominciamento
quando le spine dorsali
stanno tutte stese.
(mariangela gualtieri)

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