Swiss

ImageDomenica sera ho cercato di fare benzina in uno dei distributori che tagliano i prezzi nei w.e.: risultato:coda. Coda che cresce, coda che cresce e gente che ruba il turno, coda al mangiasoldi e niente bancomat. Decido che non è destino, fa troppo caldo ed è tardi, c’è troppo “tocca a me che ho fretta”. Fanculo….vado in Svizzera domani: penso così e me ne torno a casa.

La mattina di Lunedì alle 8.40 sono da A., mi fa il suo “solido” caffè, mi racconta del taglio della legna, del ronco, a volte delle api. Prima di incontrare A. credevo che la vita delle api fosse monotona, non sapevo andassero in vacanza per trovare i fiori più particolari, così ora è bellissimo immaginarle alla scoperta di nuovi sentieri aerei per svolazzare e impollinarsi di fiorellini di cardo mariano e senape.

A. è stanco, ed è anche abbattuto. Lo tratto con tutto l’affetto che in questi anni ho accumulato per lui. A. mi da 20 euro per il trattamento, non ho ancora osato dirgli che il prezzo è cambiato da un paio di anni; che importa….A. ha bisogno dello shiatsu e io del suo “solido” caffè.

Finito il trattamento mi infilo in auto e scivolando tra i boschi volto verso la Svizzera. E’ una giornata calda ma tersa, le montagne si disegnano da sole sull’orizzonte, i colori sono vividi. Adoro giornate come questa. Sono perfette qui, rare e perfette. L’aria è calda ma ha sapore di verde, di bosco e campi di grano. Il cielo ha lavato via il biancolatte dell’afa e penso si potrebbe salire sopra qualche monte e ammirare la valle dei laghi. Ma è tempo di benzina e di Svizzera: è tempo di Piccadilly!!!!

In Svizzera ci vado da che sono ragazzina, in moto con papà, in macchina per fare benzina ai bei tempi in cui si guadagnava nemmeno si risparmiava. Molte cose sono cambiate, economia, gente,… ma Piccadilly è rimasto uguale. Piccadilly è una catena di piccoli market dalle tende gialle e rosse sparsi in tutta la Svizzera. A Piccadilly ti danno un punto ogni non si sa, i punti variano colore a seconda degli anni perchè la raccolta non scade mai. Accumuli punti, accumuli tessere piene di punti di vari colori al fine di ottenere regali svizzeri dal gusto svizzero che io trovo stupendi.

La Svizzera è un paese solido, fatto di gente svizzera solida e di certezze: il TOBLERONE cioccolato a triangoli dolcissimo e buonissimo; le sigarette che sono ormai inguardabili dati i costi raggiunti; i dadi più buoni del mondo; le patatine alle cacahuetes, e ogni sorta di stranezza come il latte condensato, le stringhe rosse ricoperte di zucchero, le ostie colorate, i succhi nel sacchettino di domopack argento molloso al sapore di succo vero di mela a volte frizzante, le gomme da masticare STIMOROL….nei gusti di cannella, melone, peppermint yogurt… e via, via… discorrendo.

Meravigliosa Svizzera.

Quando ho compiuto 18 anni andare in Svizzera significava espatriare. Essendo un paese solido…anche ora. Attenzione ai finanzieri, ai gendarmi svizzeri, attenti ad essere gentili e levarsi gli occhiali da sole, attenti a non avere l’aria di andare a fare acquisti di “profumatori naturali” per i cassetti ecc ecc…

Oggi per me ha ancora quel fascino di gita, quell’aria strana del dopo dogana che mi fa venire sempre voglia di continuare ed esplorare. Mi sento straniera e clandestina al contempo, con la voglia di mettere tra me e la vita oltre confine una distanza riappacificante verso questo paese allo sbando. Forse mi sono affezionata, semplicemente a qualcosa che per me è una specie di rito della fuga. Anni indietro, anni che diventano sempre più lontani e stanchi io e la mia famiglia avemmo l’occasione di fare le vacanze in Engadina. Posti meravigliosi, alte montagne di 3.000 metri, laghi giganti su cui veleggiavano barche e windsurfisti. Ho solo una fotografia di me con alle spalle un ghiacciaio bianco, la felpa rossa che adoravo, i pantaloncini bianchi da tennis che misi dagli 8 ai 12 anni senza cambiare taglia…, la solita cofana di capelli cresciuti senza impronta se non quella dei tagli di mia madre, un sorriso pieno fatto a papà e mamma allora vicini, allora sereni in quei pochi giorni in cui mi sembrò fossimo una famiglia come tante altre, senza cose speciali di cui però non si parla nè si discute, senza silenzi e abbandoni, solo monti, latte condesato e succo di mela frizzantemente svizzero.

2 thoughts on “Swiss

  1. Le SUGUS????? come hai potuto dimenticare le SUGUS??? Comunque condivido il tutto..quella strana sensazione di sentirsi clandestini ma in pace e di meravigliarsi per il colore delle cabine telefoniche…

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